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Calendari Nuragici LuniSolari

di Giancarlo Melis - 7 agosto 2012

 

Riflessioni e commenti:

Falsi di Allai: Crocores 6 un documento fasullo? Davvero davvero? (19 gennaio 2011 – in Gianfranco Pintore – blog)

La scrittura nuragica e il corno asimmetrico del Faraone Ramses III. Tori 'celesti' divini e tori infernali. (10 maggio 2012 - In Gianfranco Pintore - blog)

Scrittura nuragica: gli Etruschi allievi dei Sardi (14 e 15 giugno 2012 – in Gianfranco Pintore - blog)

A fine giugno di una decina d'anni fa, poco dopo le sei del mattino durante l'ora della mia corsa quotidiana, dopo aver terminato una salita lo sguardo spaziava in direzione dei monti verso ovest. Una grande luna piena occupava l'orizzonte. Bellissima, quasi incredibile nella sua magnificenza, pensavo, mentre continuavo ad osservarla prima di affrontare un'altro tornante alla mia destra. Svoltando, il mio stupore non venne a mancare perché di fronte a me vi era il grande disco solare da poco sorto che si stagliava enorme nel cielo. Volgevo lo sguardo alternativamente ad est e ad ovest per osservare i due astri fronteggiarsi per un fugace momento nel loro pieno splendore (1) e il mio pensiero fu: "Iside è riuscita a ritrovare tutti i pezzi del suo sposo e a ricomporre Osiride." Una domanda mi posi allora: I nuragici conoscevano la misura del fallo di Osiride? Conoscevano cioè quel segmento/numero che metteva in relazione i fenomeni solari e lunari e i rispettivi calendari per poter dare origine a un nuovo ciclo temporale più o meno lungo?

Una positiva ed esauriente risposta ci è stata data e documentata da Mauro Peppino Zedda con le sue illuminanti ricerche. La tenacia dell'autore nel perseguire le sue iniziali intuizioni, malgrado il disinteresse del mondo accademico tradizionalista, ha aperto una grossa breccia nell'oscurità del periodo nuragico. L'autore si pone giustamente anche un'altra domanda: quali stelle di prima grandezza avevano, in quel periodo, una declinazione compatibile con l'orientamento dei nuraghi? Perché il collocare/costruire nuraghi che incorporano le posizioni dei lunistizi e le direttrici dei solstizi faceva si che, oltre a soddisfare le necessità calendariali, gli stessi fungessero da gnomoni per l'osservazione del tempo del cielo e per annottare il grado/tempo di variazione del sorgere o tramontare eliaco/draconico delle costellazioni, delle stelle e dei pianeti, in particolare quelli che fungevano e tuttora fungono da segnatempo, singolarmente Venere, Giove e Saturno o in coppia in occasione delle periodiche congiunzioni (es. Giove Saturno ogni venti anni).

Il riferimento agli studi di Zedda, che hanno certificato senza alcuna possibilità di essere smentiti che nel nuraghe si manifestano i fenomeni più caratteristici della Luna e del Sole, si è reso necessario per affermare che il documento Crocores 6 e la lastra di Allai non sono copie mal trascritte ma “originali” e “anteriori” ai documenti etruschi, perché la civiltà nuragica la precede cronologicamente.

Anzitutto diciamo che sono due calendari: Uno lunare e l'altro lunisolare.

Nel primo documento (Crocores 6) sono riportati i 27 asterismi dello zodiaco lunare (Rettulu - piccolo branco di animali, - Il sistema linguistico della civiltà nuragica - Sardella ) che tracciano e suddividono “armonicamente” il mese siderale della luna;

Nel secondo, oltre ai 27 asterismi sono indicate le due principali stagioni dell'anno con inizio e fine ai solstizi. Infatti il Sole cammina per sei mesi in direzione nord e per altri sei in direzione sud. Per questo si dice che conosce sia il sentiero della luce “GIORRE” sia quello delle tenebre “URRIDU” ( 2) .

In mezzo vi è UTU (il traghettatore) , colui che sta sull'orlo dell'abisso e divide i due mondi (dei vivi e dei morti), ma nel contempo li fertilizza con il suo liquido seminale a imitazione della via lattea che sgorga dal monte primordiale ( 3). UTU conosce entrambi mondi perché viene ciclicamente ucciso (decapitato, evirato) dall'eclittica ma riportato in vita da Iside(Sirio), sua sposa,che, dopo aver ritrovato tutti i pezzi costruisce con il fango il fallo ( il Lingam) mancante e vi si congiunge per dare origine ad un nuovo ciclo temporale.

Questa duplice suddivisione dell'anno, una di luce e una di buio, e la visione triangolare dello spazio/tempo, indicata dalla forma del documento, suggerisce una buona traccia per indagare sull'origine dei costruttori dei nuraghi e del perché i trilobati devono essere cronologicamente anteriori ai quadrilobati e ai pentalobati, se, nella ricerca, seguiamo il sentiero indicato da Elémire Zolla “… Chi desideri compenetrarsi d'una civiltà, osservi come cadenza l'anno: ne studi lo zodiaco. Solo così si possono conoscere i loro dèi, capirne le cosmogonie e interpretarne i miti … ”.

L'aver cercato di leggere i documenti di Allai come una lapide inscrivendovi una orazione/preghiera “ Ricompensate sia Tin con tre oh (di invocazione) sia percuotetevi (il capo, il petto, la persona) per (lett. sì certo per) la splendente Uni) ” , e collocandovi una riflessione filosofica sulla vita e sulla morte, e addirittura leggendovi l'età e gli anni del defunto, ha impedito non solo la comprensione dello specifico documento ma pone ancora una volta un macigno sulla comprensione dei segni, dei simboli e della loro origine.

L'errore quindi, se di errore si può parlare, è dovuto alla visione dottrinale del segno trasferendovi un contenuto e significato spirituale invece che una forma espressiva empirica e reale da cui successivamente la classe dei sacerdoti astronomi ha elaborato il sistema delle feste e dei sacrifici permeando completamente ogni società facendola diventare sempre e in ogni luogo una religione politicizzata (4) .

Quella stessa teocrazia dei sacerdoti/astronomi che ha finalizzato ogni risorsa umana al suo sostentamento e alla costruzione di migliaia di nuraghi, determinandone la sua implosione.

A Gigi Sanna, che apprezzo per la sua profonda conoscenza delle lingue, che afferma “ .. Gli scribi nuragici impiegarono, nell'arco di un millennio circa, quasi tutti i codici alfabetici a loro disposizione: l' egiziano , il protosinaitico , l' ugaritico , il gublitico, il fenicio ..” indico un interessante documento in cui è riportato UTU.

Si tratta di un sigillo conservato presso il British Museum di Londra con caratteri della presunta scrittura della Civiltà della valle dell'Indo.

da http://it.wikipedia.org/wiki/Induismo

Non mi soffermo a commentare i numeri sacri e divini, il significato dei serpentelli ed altro, perché è sufficiente leggerli con il codice del ciclico tempo astronomico per leggervi le caratteristiche di ciascuno degli attori, ognuno negli spazi di competenza, geometricamente e temporalmente misurati.

Proporrei invece un'altra lettura della scena denominata “Dialogo sublime” dipinta nella tomba etrusca di Sarteano. Io la vedo come la rappresentazione antropomorfa delle costellazioni del Cane Maggiore e del Cane Minore, produttori di latte perché custodi del fiume celeste della via Lattea e aventi la funzione di dare inizio al nuovo anno, a un nuovo ciclo di vita, che nel disegno viene indicato in modo preciso dal simbolo dei pesci. Un disegno quindi perfettamente inserito nella tomba come augurio di resurrezione.

Esempi di questa scena celeste sono presenti nella mitologia di ogni civiltà perché nel raccontare un mito, indipendentemente dal linguaggio utilizzato ( segno-disegno-simbolo-immagine ) avviene sempre una comunicazione scientifica.

Anche la particolarità delle corna asimmetriche del Faraone e dei bronzetti nuragici è una comunicazione scientifica, quindi la domanda giusta non è Perché? ma Chi è? e “Quando” era possibile vederlo così.

Gigi Sanna dice “.. stante la cura maniacale degli scribi egiziani per la precisione assoluta delle immagini, con proporzioni e disegno mai censurabili, anche nei minimi dettagli, risulta evidente, data la ricercatissima simmetria dell'intera composizione, che il toro alato ha uno dei corni del tutto anomalo. Questa anomalia o singolarità grafico -pittorica offre un dato certo: che, quel toro era un 'particolare' toro alato, un Bue Api, ovvero uno di quelli che i sacerdoti andavano cercando in tutto l'Egitto per rimpiazzare, cogenti le sue caratteristiche fuori del comune, l'altro bue Api morto, imbalsamato e collocato con tutti gli onori e le funzioni celebrative nel Serapeum di Menfi” .

E allora andiamolo a vedere dove lo cercavano i sacerdoti astronomi in quanto erano certi che solo lì potevano trovarlo. Si tratta di Orione (Osiride) ucciso da Seth (decapitato dall'eclittica) perché geloso della sua relazione con la splendida Sirio (Iside).

Per stabilire il “quando” bisogna riportare indietro l'orologio del cielo il tanto necessario a vedere Orione con le corna asimmetriche. (La costellazione di) Orione fa parte dello zodiaco galattico, esso viaggia nella Via Lattea (il Nilo celeste).

Ma facciamo parlare le immagini:

 

 

 



 

 

 

 

Non è quindi un “toro mostruoso” disegnato per rendere pittograficamente un ben preciso logogramma da inserire nella, più o meno estesa, catena fonetica e lessicale. Ma è lo spazio delimitato dalle stelle della Cintura di Orione, da Beltegeuse e Bellatrix. E' il segno quindi che introduce un suono, un nome come similmente gli asterismi lunari hanno originato le lettere dell'alfabeto.

Similmente quando Gigi Sanna dice che “ il Bue Api in fondo era lo stesso Faraone Ra Ka ovvero il figlio del toro solare”, non fa altro che ricadere in un errore molto diffuso, quello di vedere i simboli del Sole e della Luna e le loro caratteristiche come gli artefici di tutto ciò che accade nel cielo e uniche figure di riferimento. Il cielo invece è governato da molti altri attori, anche se chiamati continuamente con nomi diversi, ciascuno con la sua/o compagna/o di riferimento.

Attori che navigano nel cielo e governano il tempo cadenzando stagioni molto lunghe, indicati da caratteristiche proprietà codificate nei miti di ogni popolo.

Srotolare la matassa degli anni e del tempo trascorso, per noi oggi è abbastanza semplice. Abbiamo sistemato come linea di demarcazione la nascita di Cristo e possiamo parlare ed intenderci quando diciamo “seimila anni fa” oppure “nel 4000 a.Cr.”. Ma per i nostri progenitori il tempo non poteva essere un numero, bensì lo scenario del cielo, descritto nelle relazioni tra gli abitanti delle sue tre dimensioni perimetrali, ognuna delimitata dai propri pilastri o colonne di riferimento e ciascuna governata da una Dea (Luna, Saturno Cassiopea) dal triplice aspetto a seconda di come si presenta, a chi le osserva nel cielo notturno, durante il loro ciclico movimento nel cielo. Esse infatti sono rappresentate di volta in volta vergini, gravide o partorienti.

Un periodo di tempo poteva essere rappresentato con una dimensione spaziale e descritto come una forma geometrica. In esso si rinnova continuamente l'unione del solare Dio maschile e del femmineo Dio lunare, signori delle procedure, regolatori di cicli (e di flussi) i cui segreti sono conservati nelle “arkittas” ( Arche della Santa Alleanza sarde, contenitori dei misteri della maternità, della procreazione, dell'eterno ciclo vitale) .

Un nuraghe quindi non solo come luogo di colloquio con le anime ma anche come luogo di generazione e continua rigenerazione. Casa della consacrazione, dell'unione uomo/donna ad immagine della casa del mondo, nella sua fertile collocazione spazio-temporale e costruita in una Tolkiniana terra di mezzo (5).

Nella civiltà nuragica, non essendo stata identificata ufficialmente, né in forma scritta né oralmente, una rappresentazione mitologica/religiosa della cosmogonia creatrice e regolatrice del tempo/spazio, è necessario fare tentativi più approfonditi per gettare un po' di luce in un periodo ancora pieno di misteri, magari percorrendo strade inconsuete con il rischio di essere tacitati come visionari od eretici. E' inoppugnabile però che nel nuraghe permane il valore simbolico facendogli assumere la valenza di un mandala. L'indagine pertanto non potrà essere solo analitico-digitale, tipo selezionare e misurare il particolare per estrarne il segreto principio ispiratore. Il tutto dovrà essere inserito anche in una cornice simbolica e indagato in chiave analogica.

Rimane da rivisitare e approfondire il discorso sul cosiddetto Fegato di Piacenza ma l'approccio non può essere diverso da quello utilizzato per i precedenti documenti. A mio avviso non si tratta quindi di uno strumento di divinazione ma di un complesso calendario che riporta lo zodiaco lunare quello solare e quello galattico. Nessun sistema di cerimonie può svilupparsi senza la conoscenza del tempo, e il potere divinatorio dei sacerdoti astronomi, travestiti da capaci lettori di viscere degli animali, era la capacità di prevedere e anticipare gli eventi futuri del cielo portando avanti l'orologio celeste attraverso calcoli precisissimi.

 

1 Una storia antichissima, raccontata anche di recente, con metodi e strumenti diversi da allora, ma con i medesimi simbolismi nel film “Lady Hawke”.

2 Questi due percorsi ancora oggi sono magistralmente rappresentati a Gubbio con la corsa in salita dei Ceri verso la chiesa di Sant'Ubaldo sul monte Ingino (solstizio estivo) e a Sassari con la discesa dei Candelieri verso la chiesa di Santa Maria di Betlem (solstizio invernale), luogo della nascita. In queste due rappresentazioni di un fenomeno astronomico oltre al luogo vi sono i protagonisti. A Gubbio San Giorgio, l'uccisore del drago cosmico, e Sant'Antonio Abate, il Prometeo cristiano depositario del fuoco da cui è perennemente divorato. A Sassari i protagonisti sono le stagioni rappresentate dai mestieri. Nel calendario della religione cattolica la doppia festa di San Giovanni (Battista ed Evangelista ad indicare che si tratta dello stesso dio solare) è posta in concomitanza dei solstizi.

3 La stessa montagna rappresentata e celebrata nella cerimonia inaugurale delle ultime Olimpiadi di Londra.

4 Un esempio dell'uso politico/religioso della conoscenza scientifica degli asterismi lunari è dato dal mito romano degli Argei che nel rito sono rappresentati da 27 effigi di giunco fatte ad immagini di prigionieri greci. Si trattava della più importante cerimonia di purificazione di Roma, di una cerimonia di vittoria, aggregazione e fondazione di un nuovo ordine e anche un rito di capodanno (nuovo ciclo del cielo e del tempo astronomico) . Da Andrea Carrandini Miti di fondazione e cicli cosmici –

5 Di questo parla “Il Signore degli Anelli”, mito antichissimo raccontato in un linguaggio moderno, del movimento circolare del Sole, visto dalle popolazioni nord europee che vivono in prossimità del Circolo Polare, nella sua perenne lotta per riemergere dai sei mesi di tenebre (URRIDU) e percorrere quelli della luce (GIORRE). Le stesse popolazioni che emigrando alle latitudini più meridionali hanno dato origine alle simili civiltà Micenea e Nuragica, magari seguendo strade diverse ( ad oriente, via terra, la micenea e ad occidente, via mare la nuragica) a seconda del potere politico e finanziario a disposizione. D'altronde succede anche oggi, chi può va via prima utilizzando i mezzi più veloci.

6 In alcune culture la Luna è maschile e il Sole femminile. Anche i Pianeti e le Costellazioni a volte sono visti androgini perché le loro congiunzioni celesti possono avvenire in diverse posizioni.

 

racconto "Sole Luna Nuraghi"

racconto "LaTela di Penelope"