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dal 12/1/2008

 


© G.S.Chilometrando

Gli anziani? Ascoltiamoli.

La storia sono loro. E' voce il loro sguardo profondo. E' voce il sorriso mesto che gli accompagna. E' voce il tremore dei loro arti. E' voce la pelle raggrinzita dei loro volti. Mentre Il sole tramonta lento alle loro spalle, con tono alto, forte, fermo, sicuro e dignitoso, all'unisono mi confidano: "siamo fieri per il nostro vissuto, lasciamo il testimone alle nuove generazioni con fiducia e ottimismo. Le nostre lotte sono la libertà che ora i giovani stanno vivendo e ne avranno cura in quanto anch'essi un giorno passeranno il testimone ai figli del domani". Ho ascoltato frammenti di vita contornati da mille riscatti ed io, ora, percorro i luoghi che mi parlano del loro passaggio.

Pozzo di Sant'Antonio

Montevecchio

...Lo scavo della galleria iniziò nel 1852 alla estremità levante del grande giacimento, sul filone S. Antonio che rappresenta una diramazione del filone principale, e venne spinto con grande rapidità perchè subito furono incontrate concentrazioni eccezionali di galena.

Per razionalizzare il trattamento del minerale prodotto, in prossimità dell’imbocco fu costruito, nel 1867, un impianto meccanizzato per trattare sia il grezzo proveniente dalla galleria Anglosarda, che quelli di altre gallerie come Scala, Colombi, S. Barbara e S. Antonio.

 

nel 1874 raggiunse la quota di -63 metri dalla quota del piazzale di partenza, portando sino a tale profondità i lavori di coltivazione.

Il filone Sant’Antonio è risultato forse il più ricco e generoso, a parità di sviluppo longitudinale, di tutto il sistema filoniano Arburese, ed è stato seguito nel senso dell’altezza per circa 600 m, dagli affioramenti a quota +420 sin oltre il livello –180...

BUGGERRU

Le miniere della Sardegna... La Storia di sfruttamento industriale delle loro risorse....La Storia sindacale e politica che in esse ha fatto nascere e rafforzare le organizzazioni operaie. Non può essere dimenticata perchè fa parte del patrimonio genetico delle popolazioni dell'isola.

Ci sono progetti che mirano alla riconversione economica delle aree dismesse dei siti minerari, che rappresentano interessanti esempi di archeologia industriale della Sardegna. Visitando questi luoghi si vive l’atmosfera del mondo minerario del passato suscitando un grande interesse scientifico storico e culturale


“…Il salario era scarso come ovunque, i minatori erano tenuti anche a procurarsi l’olio per l’illuminazione della galleria durante il lavoro e dovevano acquistare i generi di prima necessità nelle botteghe gestite dalla Società Mineraria che praticava prezzi superiori a quelli del continente...” e ciò significava restituire al padrone per un sempre più arricchimento, parte del salario guadagnato.


A Montevecchio fu organizzato il primo sciopero il mese di Agosto del 1903 e a Buggerru avvenne nel settembre del 1904. Fu uno sciopero spontaneo anche se poi la Federazione dei minatori riuscì in qualche modo a guidare i lavoratori che furono caricati dai soldati con le armi in pugno.

Rivendicavano dignità. Due minatori rimasero uccisi durante lo sciopero e un terzo, ferito, morì subito dopo. Ad Iglesias nel 1920 durante uno sciopero morirono 7 minatori in uno scontro con i carabinieri e le guardie regie.

I minatori di Montevecchio ricorsero più volte ad azioni di lotta per rivendicare migliori retribuzioni economiche, attenzioni alla sicurezza e alla salubrità nel posto di lavoro:

I grandi scioperi che coinvolsero minatori e società civile, si concretizzarono come di seguito elencato:
1949, uno sciopero lungo 47 giorni;
1961, l’occupazione dei pozzi contro il Patto Aziendale;
1991, l’Occupazione del pozzo Amsicora per trattare con il Governo Nazionale e Regionale la chiusura della miniera in cambio di nuove occasioni di sviluppo.

 

Voglio segnalare il libro “Donne e bambine nella miniera di Montevecchio” di Iride Peis Concas edito da Pezzini Editore perché, quando si parla di movimento operaio in miniera, dello sfruttamento, del lavoro inumano nelle viscere della terra, del movimento di lotta non solo per il miglioramento delle condizioni di vita della classe operaia ma per il progresso civile, culturale ed economico di un intero territorio locale e regionale che ha caratterizzato Il bacino minerario sardo, spesso si dimentica di quale ruolo abbiano avuto le donne, le ragazze e, persino, le bambine che venivano assunte in miniera per fare un lavoro mal retribuito e subordinate all'uomo; il loro ruolo era quello di cernitrici del minerale, quelle che spaccavano, sceglievano, insaccavano.